mercoledì 26 settembre 2012

Lettera a Vannino Chiti


Gentilissimo vicepresidente del Senato Vannino Chiti,
siamo i lavoratori dell’appalto postale e le scriviamo una lettera per renderla partecipe della nostra gravissima situazione ad oggi rimasta inascoltata dal governo.

Da decenni Poste Italiane s.p.a. segue la via dell'esternalizzazione di alcuni servizi, come ad esempio il recapito delle raccomandate, tramite gara di appalto. Esattamente dal 1999 (quando Corrado Passera era A.D. di Poste Italiane) vengono indette periodiche gare di appalto, alle quali partecipano molte decine di piccole e medie imprese sparse in tutta Italia, la cui maggioranza proviene dal mondo delle Agenzie Espressi, che prima del 1999 operavano in collaborazione con Poste o indipendentemente grazie alle concessioni fornite dai ministeri. Ovvero: fino al 1999 queste piccole aziende lavoravano sia su committenza di Poste Italiane, sia indipendentemente, con propri clienti.
Nel 1999 vengono ritirate le concessioni e la possibilità di lavorare autonomamente, subordinando tutto il mondo delle agenzie espressi agli appalti postali. Semplificando: Poste Italiane fa ritirare le concessioni al ministero, chiede ed ottiene per sé i clienti privati che ogni agenzia espressi aveva (ad esempio, che so, la banca del paese), ed in cambio di questa rapina offre una gara di appalto. Nessuno dovrà più lavorare autonomamente, ma Poste darà a tutti un lavoro. E questo è stato quasi del tutto vero fino al 2012.
Il mondo degli appalti postali ha dato lavoro fino al luglio scorso a più di 3000 persone, fino a quando, cioè, è  cominciata l’operazione di razionalizzazione e reinternalizzazione del lavoro da parte di Poste. Nell’ultimo appalto in cui abbiamo lavorato (giugno 2008-giugno 2012) erano messi in gara 91 lotti, mentre nel 2012 sono stati espletati appena 41 lotti, con carico di lavoro e fatturato diminuiti del 50% circa. Ogni lotto corrisponde a una città o porzione di città grande (Genova, ad esempio).
Per cui 50 lotti NON sono stati banditi, mandando per strada senza alcun avvertimento la metà circa dei dipendenti degli appalti, tra cui tredici cittadini di Pistoia; i rimanenti dovranno vedersela con la riduzione del carico di lavoro che comporterà sicuramente contratti di solidarietà, tagli al personale, e vari ammortizzatori sociali. Per dirla in numeri le ultime gare di appalto di Poste hanno smaterializzato 2000 posti di lavoro circa in tutta Italia.
Il mondo dei lavoratori dell’appalto postale si svolge, ad oggi, su tre binari: ci sono quelli che lavorano e lavoreranno in futuro con le nuove gare, una volta assegnate; ci sono i lavoratori che manterranno il posto di lavoro sino a scadenza proroga (alcuni lotti in attesa di assegnazione sono stati prorogati), e quelli che come me sono già in cassa integrazione.
Il carico di lavoro che era addossato sulle nostre spalle verrà redistribuito (ed usiamo il futuro perchè per i primi tre mesi siamo stati sostituiti grottescamente da personale neo assunto a tempo determinato) sui dipendenti di Poste Italiane, generando prevedibilmente una spirale negativa nell’aspetto qualitativo del servizio.

Noi perdiamo il posto di lavoro nonostante una certificazione molto positiva da parte degli ispettori di Poste Italiane (Transystem, realtà nel settore molto giovane, per la quale io lavoro/avo, è stata certificata come “fiore all’occhiello” nel recapito da Poste Italiane) e senza una vera motivazione: Poste Italiane s.p.a. è una azienda di azionariato statale, che dovrebbe tutelare il lavoro, invece di ottimizzare il profitto, peraltro molto alto se si pensa che ha chiuso il 2011 con un utile dichiarato di 846 milioni di euro (dichiarando un calo nel volume della corrispondenza di solo il 5%).
Inoltre Poste opera in un mercato “drogato”, dove non esiste concorrenza (non è propriamente liberalizzato), Poste opera da ex monopolizzatrice e sfrutta il suo profilo pubblico (non pagando l’Iva) ed il suo profilo privato tagliando senza rendere conto.
La politica ha provato a prendersi carico di tutto ciò che sta comportando la riorganizzazione di Poste (taglio del personale esterno, esuberi paventati all’interno e chiusura di uffici periferici), e per quanto riguarda strettamente la nostra vicenda, sono state presentate alcune interrogazioni parlamentari (che aspettano risposta) e due risoluzioni parlamentari in commissione trasporti (a nome dell’on.Velo una, e a nome dell’on.Monai l’altra) che se approvate impegnerebbero il governo a delineare una soluzione differente da quella unilaterale di Poste. Ad oggi, senza un vero motivo, nessuna delle due risoluzioni è stata calendarizzata.
Il Ministro dello sviluppo Corrado Passera, chiamato a riferire in commissione trasporti su tutta la vicenda della riorganizzazione postale ha detto che il governo sostiene tale progetto, che non c’è rischio di licenziamento per i dipendenti interni di Poste, e che non esiste possibilità di assunzione o ricollocamento per i dipendenti degli appalti. Il benservito, insomma.

Se proviamo ad osservare politicamente il fenomeno “Poste”, vedremo che in un solo anno sono state presentate 323 interrogazioni parlamentari alla camera e 508 nel corso dell’ultima legislatura sul malfunzionamento di Poste (Poste è stata segnalata come seconda causa di lavoro dei deputati!). Questo a significare: Poste taglia persone, riduce gli uffici e tutto a scapito del servizio, del cittadino e non solo, funziona così male da tenere bloccati alcuni politici.
L’unico sindacato che ha deciso di prendere le nostre difese è la Cgil, che il 2 luglio scorso ha mobilitato uno sciopero nazionale dei lavoratori dell’appalto postale, e che prevede altre iniziative a nostra difesa. Per adesso la risposta che Poste ha dato alla Cgil sono state nulle o negative (non è stato ad oggi instaurato un tavolo di trattativa).
Siamo persone normali, famiglie normali, padri e madri giovani e non, famiglie monoreddito, o single, di tutte le età, con ciò che ne consegue per chi, a cinquanta anni, dovrà cercare un nuovo posto di lavoro. Per questo fin dall’inizio abbiamo creduto opportuno cercare di portare la nostra vicenda all’opinione pubblica, per denunciare quella che ci sembra una grave ingiustizia e contemporaneamente una decisione che andrà a ledere gli stessi cittadini. A questo proposito abbiamo realizzato una raccolta firme (che stiamo portando avanti), numerosi articoli sono apparsi su Pubblico, Corriere.it, Il Popolo Viola, Articolo 21, Informare per Resistere, L’isola dei cassintegrati, ed uno anche su L’Espresso, proprio all’inizio della vicenda, una campagna video con i nostri volti e le nostre denunce, e ad oggi stiamo mettendo in piedi una campagna di testimonial a nostro favore (con video ed altro), alla quale stanno partecipando numerosi personaggi famosi, come Dario Fo e Franca Rame che ci dedicheranno uno spettacolo a Milano (e che hanno scritto su Il Fatto un articolo che metto in allegato), Lele Corvi che ci ha regalato una sua vignetta (come anche Staino), Paolo Ruffini, Fulvio Abbate e molti, molti altri.
Ci preme segnalare l’azienda di cui siamo dipendenti: Transystem.
Transystem ha cominciato a lavorare nel settore postale/appalti postali nel 2008, ed in questi quattro anni ha sviluppato la sua attività in nove città: Pistoia, Prato, Genova, La Spezia, Perugia, Trieste, Modena, Mantova, Forlì. La nostra azienda è sempre stata molto seria e corretta nei confronti dei dipendenti, e, cosa importantissima, intenderebbe continuare a svolgere con la sua competenza e affidabilità il lavoro che fino a pochi giorni fa Poste gli aveva affidato. La decisione di tagliare questo rapporto, senza indire una nuova gara di appalto, è unilaterale e presa unicamente da Poste Italiane. E’ ferma volontà di Transystem, per quanto ne sappiamo noi dipendenti, riuscire ad occupare nuovamente tutte le persone da loro assunte, e questo sarebbe ovviamente più facile se Poste retrocedesse di qualche passo dalla politica dei tagli ciechi e dissennati.
A dimostrazione della nostra speranza di poter nuovamente tornare a lavorare per Transystem firmiamo tutti di seguito questa lettera.
La ringraziamo di cuore per la sua attenzione e speriamo in una sua azione volta a far riflettere sulla situazione il Ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera e il governo tutto.
Le porgiamo i nostri migliori e più sinceri saluti,

I lavoratori dell’appalto postale, i lavoratori di Transystem

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