mercoledì 26 settembre 2012

I 2000 cassintegrati delle Poste: “Noi, invisibili e senza futuro”

I lavoratori dell’appalto postale sono alla fine del terzo mese di cassa integrazione straordinaria. Le vedi, le facce lunghe, preoccupate, le fronti corrugate verso il futuro.

Sono “solamente” 2000 nelle file del nutritissimo esercito dei disoccupati, sono due grandi manciate in un secchio. In pochi ne parlano.
I giornali sono presi a parlare solo degli “eventi”, di chi va sotto terra, di chi si cosparge di benzina, va in cima ad un silos o si taglia i polsi davanti ad una telecamera. Con tutto il rispetto e la solidarietà per questi lavoratori, sembra proprio che per le persone “normali” non ci sia spazio sui rotocalchi.
Sono 2000, lavoravano fino a luglio scorso all’interno degli appalti postali, una sorta di rubinetto voluto e creato dalla stessa Poste Italiane quando A.d. era Corrado Passera. A luglio 2012 Poste ha chiuso il rubinetto e deciso, senza alcun avvertimento, di mandare a casa 2000 persone, come se nulla fosse. Bye bye. E questo nonostante Poste sia un’azienda con un utile molto forte (846 milioni di euro) e soprattutto un’azienda di azionariato statale. Il che rende la manovra un vero e proprio atto di macelleria sociale governativa, con Corrado Passera in testa, mannaia in mano. E non solo: tutto ciò nonostante Poste goda ancora di un posto di ex monopolizzatrice in un mercato che non conosce una vera liberalizzazione, e che le permette di non pagare l’Iva, garantendosi un vantaggio rispetto ad eventuali concorrenti non da poco. Poste ragiona come azienda pubblica quando deve avere, e come privata quando deve dare.
Sono 2000 famiglie, senza uno stipendio, 2000 famiglie che dovranno riprogrammare la vita, e che forse non potranno dare il futuro che avrebbero voluto ai propri figli.
Ma non si tagliano i polsi, per cui non vale parlarne. E’ roba normale, sono 2000 stronzi che hanno perso il lavoro.
Tuttavia qualcosa queste 2000 persone hanno provato a fare. Hanno scommesso sulla solidarietà chiedendo ad alcuni personaggi famosi un aiuto, un contributo per rendere popolare la propria causa.
E da qui ecco l’annuncio di Dario Fo e Franca Rame dalle colonne de Il Fatto, la vignetta regalata da Lele Corvi, il video di Paolo Ruffini e nido del cuculo, il video di Fulvio Abbate su teledurruti, e tutti gli altri che aspettano solo di essere pubblicati (Sergio Staino, Moni Ovadia, Claudia Gerini…).
Si sono tutti mobilitati dopo aver letto ed ascoltato la storia di queste 2000 persone, tutti in prima linea a difendere 2000 innominati. E così il blog truppedappalto è diventato sede della più grande protesta 2.0 dei lavoratori in Italia, sede della solidarietà e dell’indignazione, sede dell’impegno.
di Riccardo Tronci

da Violapost

Nessun commento:

Posta un commento