venerdì 28 settembre 2012

Claudia Gerini è con le truppe d'appalto!






Claudia Gerini si schiera con le truppe d'appalto, associando la sua voce a quella di 2000 lavoratori in cassa integrazione. La loro voce diventa sempre più forte, la rete è una enorme cassa di risonanza, la protesta cresce e sale di volume: grazie di cuore, Claudia! La più grande protesta 2.0 mai nata in Italia va avanti! 

da Truppedappalto

mercoledì 26 settembre 2012

Lettera a Vannino Chiti


Gentilissimo vicepresidente del Senato Vannino Chiti,
siamo i lavoratori dell’appalto postale e le scriviamo una lettera per renderla partecipe della nostra gravissima situazione ad oggi rimasta inascoltata dal governo.

Da decenni Poste Italiane s.p.a. segue la via dell'esternalizzazione di alcuni servizi, come ad esempio il recapito delle raccomandate, tramite gara di appalto. Esattamente dal 1999 (quando Corrado Passera era A.D. di Poste Italiane) vengono indette periodiche gare di appalto, alle quali partecipano molte decine di piccole e medie imprese sparse in tutta Italia, la cui maggioranza proviene dal mondo delle Agenzie Espressi, che prima del 1999 operavano in collaborazione con Poste o indipendentemente grazie alle concessioni fornite dai ministeri. Ovvero: fino al 1999 queste piccole aziende lavoravano sia su committenza di Poste Italiane, sia indipendentemente, con propri clienti.
Nel 1999 vengono ritirate le concessioni e la possibilità di lavorare autonomamente, subordinando tutto il mondo delle agenzie espressi agli appalti postali. Semplificando: Poste Italiane fa ritirare le concessioni al ministero, chiede ed ottiene per sé i clienti privati che ogni agenzia espressi aveva (ad esempio, che so, la banca del paese), ed in cambio di questa rapina offre una gara di appalto. Nessuno dovrà più lavorare autonomamente, ma Poste darà a tutti un lavoro. E questo è stato quasi del tutto vero fino al 2012.
Il mondo degli appalti postali ha dato lavoro fino al luglio scorso a più di 3000 persone, fino a quando, cioè, è  cominciata l’operazione di razionalizzazione e reinternalizzazione del lavoro da parte di Poste. Nell’ultimo appalto in cui abbiamo lavorato (giugno 2008-giugno 2012) erano messi in gara 91 lotti, mentre nel 2012 sono stati espletati appena 41 lotti, con carico di lavoro e fatturato diminuiti del 50% circa. Ogni lotto corrisponde a una città o porzione di città grande (Genova, ad esempio).
Per cui 50 lotti NON sono stati banditi, mandando per strada senza alcun avvertimento la metà circa dei dipendenti degli appalti, tra cui tredici cittadini di Pistoia; i rimanenti dovranno vedersela con la riduzione del carico di lavoro che comporterà sicuramente contratti di solidarietà, tagli al personale, e vari ammortizzatori sociali. Per dirla in numeri le ultime gare di appalto di Poste hanno smaterializzato 2000 posti di lavoro circa in tutta Italia.
Il mondo dei lavoratori dell’appalto postale si svolge, ad oggi, su tre binari: ci sono quelli che lavorano e lavoreranno in futuro con le nuove gare, una volta assegnate; ci sono i lavoratori che manterranno il posto di lavoro sino a scadenza proroga (alcuni lotti in attesa di assegnazione sono stati prorogati), e quelli che come me sono già in cassa integrazione.
Il carico di lavoro che era addossato sulle nostre spalle verrà redistribuito (ed usiamo il futuro perchè per i primi tre mesi siamo stati sostituiti grottescamente da personale neo assunto a tempo determinato) sui dipendenti di Poste Italiane, generando prevedibilmente una spirale negativa nell’aspetto qualitativo del servizio.

Noi perdiamo il posto di lavoro nonostante una certificazione molto positiva da parte degli ispettori di Poste Italiane (Transystem, realtà nel settore molto giovane, per la quale io lavoro/avo, è stata certificata come “fiore all’occhiello” nel recapito da Poste Italiane) e senza una vera motivazione: Poste Italiane s.p.a. è una azienda di azionariato statale, che dovrebbe tutelare il lavoro, invece di ottimizzare il profitto, peraltro molto alto se si pensa che ha chiuso il 2011 con un utile dichiarato di 846 milioni di euro (dichiarando un calo nel volume della corrispondenza di solo il 5%).
Inoltre Poste opera in un mercato “drogato”, dove non esiste concorrenza (non è propriamente liberalizzato), Poste opera da ex monopolizzatrice e sfrutta il suo profilo pubblico (non pagando l’Iva) ed il suo profilo privato tagliando senza rendere conto.
La politica ha provato a prendersi carico di tutto ciò che sta comportando la riorganizzazione di Poste (taglio del personale esterno, esuberi paventati all’interno e chiusura di uffici periferici), e per quanto riguarda strettamente la nostra vicenda, sono state presentate alcune interrogazioni parlamentari (che aspettano risposta) e due risoluzioni parlamentari in commissione trasporti (a nome dell’on.Velo una, e a nome dell’on.Monai l’altra) che se approvate impegnerebbero il governo a delineare una soluzione differente da quella unilaterale di Poste. Ad oggi, senza un vero motivo, nessuna delle due risoluzioni è stata calendarizzata.
Il Ministro dello sviluppo Corrado Passera, chiamato a riferire in commissione trasporti su tutta la vicenda della riorganizzazione postale ha detto che il governo sostiene tale progetto, che non c’è rischio di licenziamento per i dipendenti interni di Poste, e che non esiste possibilità di assunzione o ricollocamento per i dipendenti degli appalti. Il benservito, insomma.

Se proviamo ad osservare politicamente il fenomeno “Poste”, vedremo che in un solo anno sono state presentate 323 interrogazioni parlamentari alla camera e 508 nel corso dell’ultima legislatura sul malfunzionamento di Poste (Poste è stata segnalata come seconda causa di lavoro dei deputati!). Questo a significare: Poste taglia persone, riduce gli uffici e tutto a scapito del servizio, del cittadino e non solo, funziona così male da tenere bloccati alcuni politici.
L’unico sindacato che ha deciso di prendere le nostre difese è la Cgil, che il 2 luglio scorso ha mobilitato uno sciopero nazionale dei lavoratori dell’appalto postale, e che prevede altre iniziative a nostra difesa. Per adesso la risposta che Poste ha dato alla Cgil sono state nulle o negative (non è stato ad oggi instaurato un tavolo di trattativa).
Siamo persone normali, famiglie normali, padri e madri giovani e non, famiglie monoreddito, o single, di tutte le età, con ciò che ne consegue per chi, a cinquanta anni, dovrà cercare un nuovo posto di lavoro. Per questo fin dall’inizio abbiamo creduto opportuno cercare di portare la nostra vicenda all’opinione pubblica, per denunciare quella che ci sembra una grave ingiustizia e contemporaneamente una decisione che andrà a ledere gli stessi cittadini. A questo proposito abbiamo realizzato una raccolta firme (che stiamo portando avanti), numerosi articoli sono apparsi su Pubblico, Corriere.it, Il Popolo Viola, Articolo 21, Informare per Resistere, L’isola dei cassintegrati, ed uno anche su L’Espresso, proprio all’inizio della vicenda, una campagna video con i nostri volti e le nostre denunce, e ad oggi stiamo mettendo in piedi una campagna di testimonial a nostro favore (con video ed altro), alla quale stanno partecipando numerosi personaggi famosi, come Dario Fo e Franca Rame che ci dedicheranno uno spettacolo a Milano (e che hanno scritto su Il Fatto un articolo che metto in allegato), Lele Corvi che ci ha regalato una sua vignetta (come anche Staino), Paolo Ruffini, Fulvio Abbate e molti, molti altri.
Ci preme segnalare l’azienda di cui siamo dipendenti: Transystem.
Transystem ha cominciato a lavorare nel settore postale/appalti postali nel 2008, ed in questi quattro anni ha sviluppato la sua attività in nove città: Pistoia, Prato, Genova, La Spezia, Perugia, Trieste, Modena, Mantova, Forlì. La nostra azienda è sempre stata molto seria e corretta nei confronti dei dipendenti, e, cosa importantissima, intenderebbe continuare a svolgere con la sua competenza e affidabilità il lavoro che fino a pochi giorni fa Poste gli aveva affidato. La decisione di tagliare questo rapporto, senza indire una nuova gara di appalto, è unilaterale e presa unicamente da Poste Italiane. E’ ferma volontà di Transystem, per quanto ne sappiamo noi dipendenti, riuscire ad occupare nuovamente tutte le persone da loro assunte, e questo sarebbe ovviamente più facile se Poste retrocedesse di qualche passo dalla politica dei tagli ciechi e dissennati.
A dimostrazione della nostra speranza di poter nuovamente tornare a lavorare per Transystem firmiamo tutti di seguito questa lettera.
La ringraziamo di cuore per la sua attenzione e speriamo in una sua azione volta a far riflettere sulla situazione il Ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera e il governo tutto.
Le porgiamo i nostri migliori e più sinceri saluti,

I lavoratori dell’appalto postale, i lavoratori di Transystem

I 2000 cassintegrati delle Poste: “Noi, invisibili e senza futuro”

I lavoratori dell’appalto postale sono alla fine del terzo mese di cassa integrazione straordinaria. Le vedi, le facce lunghe, preoccupate, le fronti corrugate verso il futuro.

Sono “solamente” 2000 nelle file del nutritissimo esercito dei disoccupati, sono due grandi manciate in un secchio. In pochi ne parlano.
I giornali sono presi a parlare solo degli “eventi”, di chi va sotto terra, di chi si cosparge di benzina, va in cima ad un silos o si taglia i polsi davanti ad una telecamera. Con tutto il rispetto e la solidarietà per questi lavoratori, sembra proprio che per le persone “normali” non ci sia spazio sui rotocalchi.
Sono 2000, lavoravano fino a luglio scorso all’interno degli appalti postali, una sorta di rubinetto voluto e creato dalla stessa Poste Italiane quando A.d. era Corrado Passera. A luglio 2012 Poste ha chiuso il rubinetto e deciso, senza alcun avvertimento, di mandare a casa 2000 persone, come se nulla fosse. Bye bye. E questo nonostante Poste sia un’azienda con un utile molto forte (846 milioni di euro) e soprattutto un’azienda di azionariato statale. Il che rende la manovra un vero e proprio atto di macelleria sociale governativa, con Corrado Passera in testa, mannaia in mano. E non solo: tutto ciò nonostante Poste goda ancora di un posto di ex monopolizzatrice in un mercato che non conosce una vera liberalizzazione, e che le permette di non pagare l’Iva, garantendosi un vantaggio rispetto ad eventuali concorrenti non da poco. Poste ragiona come azienda pubblica quando deve avere, e come privata quando deve dare.
Sono 2000 famiglie, senza uno stipendio, 2000 famiglie che dovranno riprogrammare la vita, e che forse non potranno dare il futuro che avrebbero voluto ai propri figli.
Ma non si tagliano i polsi, per cui non vale parlarne. E’ roba normale, sono 2000 stronzi che hanno perso il lavoro.
Tuttavia qualcosa queste 2000 persone hanno provato a fare. Hanno scommesso sulla solidarietà chiedendo ad alcuni personaggi famosi un aiuto, un contributo per rendere popolare la propria causa.
E da qui ecco l’annuncio di Dario Fo e Franca Rame dalle colonne de Il Fatto, la vignetta regalata da Lele Corvi, il video di Paolo Ruffini e nido del cuculo, il video di Fulvio Abbate su teledurruti, e tutti gli altri che aspettano solo di essere pubblicati (Sergio Staino, Moni Ovadia, Claudia Gerini…).
Si sono tutti mobilitati dopo aver letto ed ascoltato la storia di queste 2000 persone, tutti in prima linea a difendere 2000 innominati. E così il blog truppedappalto è diventato sede della più grande protesta 2.0 dei lavoratori in Italia, sede della solidarietà e dell’indignazione, sede dell’impegno.
di Riccardo Tronci

da Violapost

Poste. Evangelisti scrive a Fini: si discuta in Aula la vertenza Transystem


Una lettera al Presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, affinché si faccia interprete presso la presidenza della IX Commissione Trasporti a Montecitorio affinché venga calendarizzata al più presto la risoluzione n° 7-00902, presentata da Italia dei Valori, concernente la drammatica situazione in cui versano le agenzie di recapito e in particolare della Transystem. L'ha inviata questa mattina l'on. Fabio Evangelisti, Segretario Idv Toscana, con l'obiettivo di tenere alta l'attenzione sulla delicata vertenza dell'agenzia partner delle Poste Italiane, ritenuta fiore all’occhiello in tale settore, che si è vista diminuire in maniera rilevante il proprio carico di lavoro con pesanti conseguenze occupazionali.
"Stiamo parlando di ben trecento posti di lavoro a rischio nelle sedi di Pistoia, Prato, della Liguria e dell'Emilia Romagna dell'azienda Transystem, agenzia partner di Poste Italiane che dallo scorso 2 aprile ha visto ridotto il carico di lavoro di circa il 40%, con inaccettabili ripercussioni occupazionali", spiega Evangelisti. "Poste Italiane da decenni persegue la via dell’esternalizzazione di alcuni servizi (il recapito delle raccomandate, per citarne uno) a agenzie partner come la Transystem. Oggi, senza quasi alcun preavviso, i dipendenti di quest’ultima rischiano di perdere il posto di lavoro per mancanza di commesse. Poste Italiane ha infatti deciso in maniera unilaterale di ridurre il carico di lavoro esternalizzato, creando un vicolo cieco per le agenzie appaltatrici che hanno dovuto ricorrere gioco forza a tagli al personale, ferie forzate, contratti di solidarietà. A tutt’oggi non è ancora chiaro se sarà rinnovata l’esternalizzazione e se, quindi, sarà garantito ancora lavoro. Secondo quanto riportato dagli stessi lavoratori interessati, le voci più insistenti parlano o di un rinnovo della gara d’appalto per un fatturato equivalente alla metà di quello attuale, un'ipotesi che prefigura scenari drammatici per i lavoratori: o la metà dei dipendenti dovrà rimanere senza lavoro o tutti dovranno accettare di guadagnare metà dello stipendio, o addirittura la totale cessazione della collaborazione tramite appalto con le agenzie partner".
"Come le sarà certamente noto - si legge nella missiva indirizzata al Presidente della Camera Fini - a seguito del processo di liberalizzazione del mercato postale, sono aumentati notevolmente i soggetti che possono operare nell'ambito di tale mercato; tuttavia, detti soggetti non sempre garantiscono un adeguato livello di qualificazione e di professionalità e ciò avviene senza che vi sia alcun controllo sui requisiti di solidità, tecnico-organizzativi, imprenditoriali delle imprese e degli addetti al servizio in un settore, particolarmente delicato, che prevede in particolare la sicurezza e la riservatezza della corrispondenza e degli utenti del servizio. Nel settore postale, inoltre, si trovano oggi a operare numerose imprese in regime di sub-appalto che non applicano il contratto collettivo nazionale di settore. Queste e altre considerazioni hanno spinto chi Le scrive e il collega parlamentare Carlo Monai, capogruppo per l’Italia dei Valori in IX Commissione, a depositare il 12 giugno 2012 la risoluzione n° 7-00902 concernente la drammatica situazione in cui versano le agenzie di recapito e in particolare della Transystem. Le chiediamo, signor Presidente, di volersi fare interprete presso la presidenza della IX Commissione affinché venga calendarizzata al più presto la citata risoluzione".
"I dipendenti della Transystem godono di una certificazione degli stessi ispettori di Poste Italiane in quanto 'fiore all’occhiello' nel settore recapito per la competenza e la professionalità dimostrate", spiega ancora Evangelisti. "Dunque, la decisione di Poste Italiane rappresenta una grave ingiustizia e l'ennesimo attentato ai diritti e alla dignità dei lavoratori. Per questo chiediamo al Presidente Fini di farsi mediatore a tutela e garanzia di queste centinaia di posti di lavoro".

Tagli folli alle poste: in migliaia senza lavoro


postini-e-caniRicorda Signore, questi servi disobbedienti alle leggi del branco,
non dimenticare il loro volto che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti.
(Fabrizio De Andrè, Smisurata Preghiera)

di Angela MercuriniMegachip.
In collaborazione con: Truppe d'appalto.
VIDEO IN CODA ALL'ARTICOLO.
C’è un vento che soffia forte, in questa terra. È il vento arido della disoccupazione, il vento soffocante del si salvi chi può, un imperante io speriamo che me la cavo. I disoccupati in Italia sono 2,7 milioni, mentre tra le file dei cassintegrati e quelli che vengono chiamati “scoraggiati” si contano 1,687 milioni di persone. Più di 4 milioni di persone oggi stanno soffrendo per la perdita del lavoro, per la precarietà della vita. 
Tra questi ci sono i 2000 lavoratori dell’appalto postale, duemila persone che non appaiono, di cui in pochi hanno deciso di parlare oltre a noi. Non vanno in cima ai silos, non si cospargono di benzina, eppure quotidianamente percorrono il proprio calvario.
Attualmente, per quanto sparsi in tutta Italia, molti di loro abitano in “via della cassa integrazione”, una sorta di limbo, di trampolino di lancio verso il baratro. Il primo di luglio di questo anno Poste Italiane ha deciso di tagliare più del 50% del personale esterno, non rinnovando le gare di appalto in 50 sedi, ed inoltre ha tagliato di un valore percentuale molto alto il ricavo delle poche gare di appalto che ha espletato.
Su più di tremila lavoratori, duemila se ne resteranno a casa, chi prima, chi dopo.
E tutto questo nonostante sia un’azienda ad azionariato statale, nonostante un attivo di 846 milioni di euro, nonostante l’avviamento da ex monopolista la renda di fatto irraggiungibile da qualsiasi concorrente.
sarmi-mE tutto questo nel silenzio, come se fosse giusto, normale. Chi se ne frega delle urla di queste persone, che tanto si perdono nel vento arido della desertificazione del lavoro. Disoccupato in più o in meno, chi vuoi che se ne freghi?!
Lo deve aver pensato Massimo Sarmi, amministratore delegato di Poste Italiane, quando ha preso questa decisione, nel bel mezzo dei festeggiamenti dei 150 anni di Poste: quale miglior modo per festeggiare? Mica bastava alla festa la sua frugale remunerazione di oltre un milione e mezzo di euro l’anno.
È quello che deve aver pensato il ministro Corrado Passera, chiamato a riferire in Commissione trasporti, in Parlamento, quando ha semplicemente detto: «pensare di riassorbire il personale esterno è molto molto difficile». Tanto lo stipendio, la pensione, le indennità, tutto ciò che deriva da essere parte delle maggiori lobby mondiali, a lui chi glielo taglia?
Per carità. I tecnici non pensano ai diritti o a ciò che è umano, loro sanno ciò che è giusto, per tutti.
Gli umili cittadini presi a schiaffi dal potere centrale devono stare zitti, magari addirittura attivare venti Poste pay a testa e comprare decine di libri di cucina quando sono in fila agli sportelli, se richiesto.
Ai signori tecnici non viene in mente che se “Poste” si chiama così, magari è perché dovrebbe portare la Posta senza fare disservizi (derivati spesso dalla mancanza di personale), e che servizi finanziari, libri di cucina, pupazzi, computer, assicurazioni, sportello mutui e gratta e vinci, tutti insieme come in un triste bazar da cinepanettone, sono un surplus. Le parole sono importanti. Ma per carità, le vie dei tecnici sono infinite.
Infinite, però, non sono le vie dei lavoratori che si ritrovano in cassa integrazione. Il quadro che hanno davanti è: altri 9 mesi retribuiti con alcune centinaia di euro in meno rispetto allo stipendio, non sapere dove andare a cercare lavoro, che tutto in città sta chiudendo, la mancanza di possibilità di tirare su un’attività privata (chi li presta i soldi a un cassintegrato?), e infine lo sconforto.
L’unica cosa è protestare, chiedere nuovamente indietro quel lavoro svolto egregiamente per anni, senza battere ciglio, chiedere di tornare a vivere come essere umano, cittadino, con diritti oltre che doveri.
postino-1I duemila lavoratori cassintegrati degli appalti postali non hanno mollato la presa, non sono arretrati di un centimetro, e oggi come tre mesi fa chiedono a gran voce il proprio lavoro indietro. Perché non ha senso che un’azienda (para)statale in un periodo di crisi getti 2000 persone per strada, non ha senso che un’azienda (para)statale in attivo licenzi 2000 persone (quando, tra l’altro, si tratta di un appalto). E da che mondo è mondo, appaltando qualcosa ci si guadagna, non ci si perde.
Il vento soffia forte, sul viso, ma le loro voci sono più forti. Alle loro voci si è aggiunta quella di Dario Fo e Franca Rame, che hanno loro dedicato un articolo sulle colonne de Il Fatto, si è aggiunta quella di Giulietto Chiesa e Pandora Tv che hanno additato il sistema ipocrita, che taglia a caso e fa mendicare lo Stato, si è aggiunta la voce di Lele Corvi che ha regalato una vignetta, quella di Fulvio Abbate e quella di Paolo Ruffini (entrambi hanno fatto un video di sostegno).
E molte altre voci si attesteranno sulla linea dei lavoratori dell’appalto postale, le truppe d’appalto.
Per chi non se ne fosse accorto, è iniziata una nuova resistenza, i disoccupati di oggi sono i nuovi partigiani, quelli che possono ancora permettere al futuro di non sgretolarsi, combattendo dietro barricate differenti, ma pur sempre barricate. In gioco c’è il futuro dei figli, di un welfare state collassato, di tutto uno stato, il nostro futuro.



da MEGAchip


Io speriamo che me la cavo

transystem2

“Ma cosa ti piangi addosso!? Cerca un altro lavoro, emigra, vai a Londra!”. Qualche tempo fa un lettore commentò un articolo che parlava di noi, 2000 cassintegrati dell’appalto postale, più o meno come sopra. Per prima cosa facciamo le presentazioni: siamo i lavoratori dell’appalto postale NON propriamente postini, dipendenti di aziende private piccole e medie, sparse in tutta Italia e che dal 1999 lavorano al fianco di Poste Italiane, tramite affidamento di gare d’appalto. Dal primo luglio 2012 50 di queste gare di appalto sono cessate, mentre nelle restanti è diminuito il valore economico, provocando la smaterializzazione improvvisa di 2000 posti di lavoro.

Quelle dell’incipit sono tredici parole che racchiudono benissimo quello che è ad oggi il senso comune. E’ come se la nostra terra si fosse ad un tratto inaridita, come se l’unica soluzione possibile fosse emigrare, come nomadi che si incamminano senza voltarsi indietro.

E’ come se perdere il lavoro fosse una cosa normale, e ancora: è come se essere schiacciati da mostri che disconoscono il sentimento umano pur tenendo ben presente l’umore del mercato, fosse giusto. Vieni schiacciato e devi stare zitto. Shhh! Silenzio!

Il risultato di questo senso comune è evidente: abbiamo perso la solidarietà tra lavoratori, se non tra persone, e la voglia di rivendicare ciò che ci appartiene. Tutto si è ridotto ad un egoistico Io speriamo che me la cavo.

Il lavoro è un diritto.

E non lo dico perché sta scritto nella costituzione, ma perché il sistema in cui ogni giorno ci muoviamo considera il lavoro come base di ogni percorso di vita. Se non hai il lavoro non prendi una casa in affitto. Se non hai un lavoro stabile non compri una casa, non puoi chiedere un prestito per aprire un’attività, e così all’infinito, passando per qualsiasi progetto di vita, compreso quello di trasmigrare con tutta la famiglia (felini inclusi) a Londra.

Se non hai un lavoro sei un reietto, lo dice anche Latouche. Diventi un essere al margine della società, che non produce e che anzi, si rende colpevole, come subdola sanguisuga, di bere il nettare degli ammortizzatori sociali.

Ma facciamo il punto. Abbiamo un’azienda di azionariato statale, Poste Italiane, che pur avendo un Ad privato, risponde in tutto e per tutto al governo. Abbiamo 3000 e più persone che ogni giorno fanno un lavoro di serie B, quello più faticoso e più qualitativamente certificato: i dipendenti degli appalti postali. Abbiamo una crisi mai vista, che come un’emorragia dissangua il paese e cancella posti di lavoro. Abbiamo nutrite schiere di teorici economici che dicono che si debba riprendere a crescere, e che per farlo sia necessario garantire al paese occupazione stabile.

Qui arriva il genio.

POSTE MANDA PER STRADA 2000 PERSONE CIRCA, chiudendo la metà circa dei bandi di gara d’appalto, facendo macelleria sociale, e macchiando vistosamente le mani del governo. Nessuno stato europeo, che io sappia, ha creduto di risolvere la crisi creando disoccupazione!

IO NON CI VADO A LONDRA. Resto qui, a lottare ogni giorno, con il sostegno di alcuni, ed è già qualcosa.  Insieme a noi stanno lottando in molti, e tra loro Paolo Ruffini, Claudia Gerini, Sergio Staino, Lele Corvi, Franca Rame e Dario Fo, Fulvio Abbate e molti altri. Seguite la lotta su truppedappalto.blogspot.it

Perché le ingiustizie vanno combattute.

Io speriamo che me la cavo.

Noi speriamo di cavarcela.

controradio.it - News dalla redazione

Si allunga la lista dei testimonial a sostegno dei 2mila lavoratori della corrispondenza, in cassa integrazione. 

12 ottobre sciopero.

Ascolta

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Ad oggi non è stato aperto nessun tavolo di trattativa e su questa vertenza se ne sovrappone un’altra che riguarda gli esuberi interni, dopo il piano di razio-
nalizzazione previsto dalla spendig review.

Lo sciopero unitario del settore è previsto per il 12 ottobre. I lavoratori in subappalto hanno in programma di dare vita anche ad un flash mob nei giorni precedenti.

Riccardo Tronci è un dipendente fiorentino della Transystem appalti postali, in cassa integrazione dal 1 luglio 2012

Ascolta

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POSTE: DA DARIO FO A OVADIA CON I LAVORATORI IN APPALTO

Torniamo a parlare di Poste Italiane e del caso dei 2 mila cassaintegrati delle agenzie per il recapito della corrispondenza in regime di appalto.

Dal 2 luglio scorsso, giorno dello sciopero nazionale dei lavoratori dell’appalto postale indetto dalla Cgil, numerose le mobilitazioni e le iniziative che hanno preso vita. Fra i testimonial che hanno aderito alla campagna di solidarietà anche Moni Ovadia, Staino, Dario Fo e Franca Rame.

Nonostante Poste Italiane abbia chiuso il 2011 con un utile dichiarato di 850 milioni di euro ed un calo del volume solo del 5%, ha deciso di ridurre drasicamente i lotti con i  quali suddivide l’Italia (41 rispetto ai 91 dell’ultimo appalto).




da ControRadio.it

sabato 15 settembre 2012

Corriere.it: Poste Italiane e il caso dei 2mila cassintegrati






sono i lavoratori delle agenzie per il recapito della corrispondenza in regime di appalto

Poste Italiane e il caso dei 2mila cassintegrati
«Noi lasciati a casa, senza un futuro»

L'ex monopolista di Stato si difende: «Negli ultimi sei anni riduzione del 30% dei volumi dei prodotti postali». E attacca:
«In alcune grandi città le imprese sono state inadempienti»


 
E' uno dei duemila, Riccardo Tronci. E' dal primo luglio in cassa integrazione. Dipendente di una delle realtà più giovani del settore degli appalti postali, la Transystem. «Da un giorno all'altro sono rimasto senza lavoro, perché Poste Italiane ha deciso di ridurre drasticamente i lotti con i quali suddivide l'Italia, attraverso dei bandi di appalto per il recapito della corrispondenza». 

LO STATO ASSISTENZIALE? - Chiarisce Riccardo, e lo ripete più a volte al telefono: «Non voglio lo Stato assistenziale, ma almeno si dia la possibilità alle piccole e medie imprese di competere con Poste Italiane sul servizio universale. Così Poste si comporta da "privato" nei tagli agli appalti e da "pubblico" quando opera in regime di completa esenzione dell'Iva».
In realtà la questione - secondo Poste Italiane - è molto più complessa perché «la riduzione delle gare è dovuto alla consistente riduzione di volumi di prodotti postali che negli ultimi sei anni è stata superiore al 30%». Soprattutto - rincara una nota della società controllata interamente dal ministero dell'Economia - «dal 2007 ad oggi Poste ha deciso di risolvere alcuni contratti in essere per gravi inadempienze delle imprese appaltanti nelle città di Milano, Torino, Bologna e Genova. Inadempienze riconducibili - rileva la nota - al mancato rispetto del divieto di subappalto e all'abbandono della corrispondenza».

LE EX CONCESSIONARIE - Al netto delle considerazioni delle parti in causa la storia di Riccardo sarebbe comune a quella di duemila nel nostro Paese e potrebbe presto coinvolgere altri mille addetti dell'indotto dei servizi postali.
Il recapito della corrispondenza, soprattutto per i "civici ad alto traffico" - ad esempio quelli delle grandi amministrazioni pubbliche che ricevono centinaia di comunicazioni e raccomandate ogni giorno - è da sempre gestito da operatori privati, spesso società ex concessionarie. Con un aggravio nei costi e una filiera così non controllata a dovere (è la versione di Poste Italiane), ma «una migliore qualità del servizio per capillarità e puntualità» (è la tesi delle imprese del settore, alcune di loro ora riunitesi sotto il cappello della Cna, la confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola media e impresa). 

IL MEMORANDUM - Otto anni più tardi, nel 2007, la presunta svolta che sembrava aver risolto l'impasse: l'accordo firmato da Poste Italiane e le organizzazioni sindacali di categoria, con il quale l'ex monopolista di Stato otteneva la garanzia di "internalizzare" il recapito della corrispondenza (in modo da razionalizzare i costi date le ingenti perdite in un settore non più "core") e al tempo stesso affidava "quote di attività aziendali" alle imprese appaltanti «diverse dalla consegna delle raccomandate». 

LETTERA MORTA - Una logica di scambio tesa comunque a garantire i livelli occupazionali. Quell'accordo, però, non è mai stato esplicitato a dovere, rimanendo di fatto lettera morta e pendendo come una spada di damocle sull'indotto dei corrieri espresso. Dice Valter Recchia, referente Cna per le agenzie di recapito, che ora «la soluzione per salvare i posti di lavoro sarebbe quella di attivare una nuova partnership tra Poste Italiane e le imprese del settore, prevedendo la consegna non solo delle raccomandate, ma anche - perché no - dei farmaci, nelle sedi periferiche, nelle aree più svantaggiate del Paese, nelle comunità montane, dove il servizio universale non è redditizio».

GLI ESUBERI - Su questa vertenza poi se ne sovrappone un'altra, che riguarda - questa volta - gli esuberi interni a Poste Italiane, dopo il piano di razionalizzazione degli uffici postali previsto dalla spending review (si parla di 1.152 uffici in tutta Italia). Lo sciopero unitario di tutte le sigle sindacali del settore previsto per il 12 ottobre per scongiurare il "piano di ristrutturazione" di Poste potrebbe però "svuotare" la chiamata alla mobilitazione dei lavoratori in subappalto, perché è il segnale che la coperta è davvero corta e ogni tentativo di "sponda" nei loro confronti rischierebbe di essere demagogico. 

LE ETICHETTE - «Noi sfuggiamo alla pretesa di dividere i lavoratori in quelli di serie A e quelli di serie B - dice Nicola Di Ceglie, coordinatore nazionale della Slc Cgil con la delega alle agenzie del recapito -. Riscontriamo invece una mancanza di regole chiare, ci vorrebbe un contratto di settore valido per tutti, anche per i lavoratori in subappalto, una maggiore trasparenza negli appalti e una vera liberalizzazione dei servizi postali». Eppure il ministro Passera è sembrato non essere dello stesso avviso. Interrogato alla Camera durante un'audizione in Commissione Trasporti ha spiegato ai parlamentari presenti di non avvertire l'esigenza di un'ulteriore liberalizzazione del settore dei servizi postali (anche se nel Decreto Sviluppo si era vociferato di una serie di misure in tal senso) e ha garantito «che nessun dipendente di Poste Italiane verrà licenziato». Per i lavoratori delle imprese in regime di mono-committenza con Poste Italiane, invece, nessuna speranza?

venerdì 7 settembre 2012

Agenzie Recapito - apertura procedure raffreddamento

Roma 7 settembre 2012

Spett. le FISE
Via del Poggio Laurentino, 11
00144 Roma
c.a.
D. Miccoli
Spett. le CNA
Via Guattani, 13
00161 Roma
c.a.
V. Recchia

Oggetto: procedure di raffreddamento e conciliazione-Legge 146/90-

Le scriventi Organizzazioni Sindacali alla luce dei tagli effettuati in questi mesi sull’occupazione e sui nuovi Bandi emessi da Poste Italiane, nel settore delle agenzie di recapito, chiedono un confronto alle Associazioni in indirizzo in base alla legge 146/90.

Distinti Saluti


p. SLC-CGIL NAZIONALE
Area Servizi
Nicola Di Ceglie

Appalti postali - apertura procedure raffreddamento

Roma, 7 settembre 2012


Spett. le FISE
Via del Poggio Laurentino, 11
00144 Roma
c.a.
D. Miccoli



Oggetto: procedure di raffreddamento e conciliazione-Legge 146/90-
Le scriventi Organizzazioni Sindacali alla luce dei tagli effettuati in questi mesi sull’occupazione e sui nuovi Bandi emessi da Poste Italiane, nel settore degli appalti postali, chiedono un confronto alla Associazione in indirizzo in base alla legge 146/90.

Distinti Saluti

p. SLC-CGIL NAZIONALE
Area Servizi
Nicola Di Ceglie

Intervista su Radio Manà Manà






Post Originale (Truppe d'appalto)

mercoledì 5 settembre 2012

SLC-CGIL: Richiesta Incontro Ministro Sviluppo Economico

Roma, 5 Settembre 2012
Ministero dello Sviluppo Economico
Via Molise,2
00187 Roma
 

Illustre Sig. Ministro,
la drastica riduzione dei contratti di appalto affidati da Poste italiane alle agenzie di recapito, ha comportato una notevole contrazione dei relativi importi che, nel periodo dal 2000 al 2008, si sono ridotti da circa 70 milioni di euro agli attuali 40 milioni annui. In tale contesto sta crescendo una giustificata preoccupazione per le sorti delle Agenzie di recapito private, soprattutto per quanto attiene alla tenuta dei livelli occupazionali.

Ad aggravare ulteriormente la situazione si aggiunge la recente emissione dei nuovi bandi di gara, da parte di Poste italiane, che ha ulteriormente rivisto al ribasso gli affidamenti esterni, riducendoli a soli 28 milioni di euro.

In uno scenario di per sé complicato, le modalità di recepimento della Direttiva europea sulla liberalizzazione del settore non hanno apportato alcuna possibilità di miglioramento al comparto, né in termini di sviluppo e crescita del mercato né in termini di efficienza del servizio, appesantito ulteriormente dalla concorrenza sleale da parte di imprese che operano in regime di subappalto. Una condizione, questa, agevolata dalla mancanza di un contratto nazionale di settore e da una sostanziale assenza di controlli, che sta assestando un colpo mortale alle imprese private di recapito già agonizzanti.

Per evitare che la situazione oltrepassi il limite della governabilità siamo a chiederLe un urgente incontro al fine di attivare ogni utile azione necessaria a mitigare la crisi del settore e scongiurare, nel contempo, la perdita di ulteriori posti di lavoro.

In attesa di cortese riscontro Le inviamo distinti saluti.

 

Il Segretario Generale
Emilio Miceli

martedì 4 settembre 2012